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« È il Gigino del mi pover Natale». «Dio lo riposi. E in quanti sono?» «In otto». «Polenta vi ci vuole ora e coraggio!» 105 «Su dunque, Nini: porgigli il ricotto». Nelle sue frasche e lo tenea, di faggio, verdi, col cimo in dentro e fuori il calcio: un fardelletto bello come un maggio, legato con un torchiettin di salcio. 110 vi Ella guardò, mestando. «O che gli porti, Nini, alla nonna? O che tu l hai saputo ch io vado in pace, a ritrovare i morti? Che glielo faccio a babbo, omo, un saluto? Che gli dico del bimbo? Eh! gli vuol detto 115 ch è savio, che dà retta, ch è d aiuto; ch ha il grembialino, ch ha il rastellinetto, che va colle sue genti alle faccende, anco alla ruspa dopo fatto appietto; 175 Letteratura italiana Einaudi Giovanni Pascoli - Nuovi Poemetti e ch abbada alle pecore, e contende 120 se vanno al danno, e poi che fa in Corsonna le vetrici e le monda e le rivende. Va colassú, va colassú la nonna, con uno che ci sa; che può, se vuole, anco portarla avanti alla Madonna. 125 Da lui si farà dire le parole per benedire i figli de suoi figli coi lor figlioli e colle lor figliole; perché Dio vi protegga e vi consigli, e abbiate ogni anno lo stabbiato e il frutto, 130 e lana e legna, e le fronde e i vincigli, e la polenta d ogni giorno, e tutto». vii La fronte e gli occhi si spazzò col dosso della mano. S alzò. Prese in un godo del soppianello due cucchiai di bosso. 135 Prese anche il suo ch era attaccato al chiodo. Staccò il laveggio, a stento, dall uncino: riempí tre pianette: il tutto a modo. Poi prese il fior di latte: anche, a modino, aprí le frasche, e giú, per non lo sfare, 140 lo sbacchiò sopra un borracciòl di lino. E mangiarono avanti il focolare in pace e amore, con di tanto in tanto quattro parole, a cucchiaiate rare. 176 Letteratura italiana Einaudi Giovanni Pascoli - Nuovi Poemetti Il bimbo in terra era seduto accanto 145 alla bisnonna, e spesso dalle dita di lei pigliava un suo bocconcin santo. L uscio era aperto. I fior di margherita non aprivano ancora le corolle di su le crepe della soglia erbita. 150 Brillava al sole ogni albero, ogni colle; ma la casuccia si godeva ancora l ombra sua propria, piccola, ancor molle della guazza caduta in su l aurora. viii «Sentite, Gigi. La recchietta voglio 155 che la meniate ora con voi nel branco. È avvezza a qualche filo di trifoglio& Un po di tela c è tavía nel banco. Ho due lenzuola nove; anco un rotello, da tanto tempo, ch ha riperso il bianco. 160 Ci troverete qualche buon guarnello, persino una sottana con la gala, che mi son fatte, là per là, bel bello. Faccio per dire che non son cicala ch ha un sol vestito, e quando è liso, muore. 165 Ma poi, sentite: penso a quella scala& Ditelo, Gigi, con le vostre nuore, che quell andare su la scala in chiesa, cosí legata, m è una spina al cuore! 177 Letteratura italiana Einaudi Giovanni Pascoli - Nuovi Poemetti Almeno almeno, senza vostra spesa, 170 vuo per amor di Dio che mi mettiate quella camicia nova ch è lí stesa. Io l ho cucita, al sole della state; io l ho sbiancata, al lume della luna; io l ho tessuta, per le gran nevate; 175 filata, presso qualche vostra cuna». ix Il bimbo era lí fuori. Ella piú presso si fece al vecchio. «A Dio non si nasconde quello che al prete, ed anche a voi confesso. Ho fatto a volte un carico di fronde 180 in quel del Maso». «Un carichello!» «Ho colte nel suo, prima dell alba, le sue gronde». «Altro che gronde, il pover Maso!» «A volte, per due fagioli, m allungavo all orto. Menavo a bere le mie bestie sciolte& » 185 «Ma il pover Maso& » «Il pover Maso è morto! Fatemi dir due messe, una per Maso, una per me& » «Si fanno dire accòrto». Erano usciti. «Siete persuaso?» «Sí». «La recchietta vuol menata a mano 190 su le prime». «Si sa». «Fatene caso». «Addio, madre». «Addio Gigi& State sano. Addio, Nina. O che beli? Io mi contento d ire con lui che sta cosí lontano!» 178 Letteratura italiana Einaudi Giovanni Pascoli - Nuovi Poemetti Ai monti sparsi d un vapor d argento 195 ella accennava con la mano arsita, e foglie secche, mosse un po dal vento, parean in aria le sue cinque dita. x Quel giorno un tuono rimbombò che scosse l alta montagna, e, terminato il tuono, 200 inviò l acqua a gocce rade e grosse. Ed un acquata venne giú col suono d un gran passaggio con un grande struscio. A sera il tempo era tornato al buono. Il cielo aveva l iridi del guscio 205 di madreperla. Stava lí tranquilla nel suo lettino, con aperto l uscio, la vecchina, se udisse ora la squilla del sagrestano, si vedesse alfine venir l ombrella color bianco e lilla, 210 salir di qua di là tante stelline, salir cantando, con in mano un cero, una fila di donne e di bambine. E già scuriva. E sí, vedeva, in vero, splender ora piú fitte ora piú rare 215 le luccioline avanti l uscio nero. Quante candele c erano al sogliare! Udiva, sí, cantare; ma lontane erano ancora, colaggiú; cantare cantare le ranelle con le rane. 220 179 Letteratura italiana Einaudi Giovanni Pascoli - Nuovi Poemetti xi E levò gli occhi, e ravvisò la strada, nel cielo azzurro, tra le stelle ardenti bianca ma quasi molle di rugiada, la tacita sul sonno delle genti strada di Roma. Un tratto ne lucea 225 nel breve spazio in mezzo ai due battenti: un sentieròlo con una macea, lassú nel cielo: un pallido biancore presso le stelle di Cassiopea. Al capo della via, forse a quell ore 230 prendea con le due mani il pastorale, e si levava su forse il pastore. Forse veniva tra un sussurro d ale d angeli per l azzurro cielo, e un coro d anime nel silenzio siderale. 235 E passando cantavano, V adoro ogni momento& sopra gli alti monti. Ed egli aveva la sua mitria d oro. Splendean le selve, risplendean le fonti, al suo passaggio, d un baglior fugace 240 che ancor passava su le bianche fronti d uomini e donne addormentati in pace. xii Per quella via& Ma quella era la via 180
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